“Mi chiamavano ‘Lotirchio’ perché prendevo i giocatori a parametro zero, poi ho inventato il prestito con diritto di riscatto, la cessione del marchio e ora fanno tutti così, perché i soldi non ci sono più e forse non c’erano mai stati e il lifting finanziari non si possono più fare”, parola di Claudio Lotito che è salito in cattedra con una “lectio magistralis” all’Università Europea di Roma nel giorno dell’Open Day per gli aspiranti iscritti. E non sarà un unicum, visto che l’ateneo ha cooptato il consigliere federale come docente: in questi mesi terrà un corso breve di “Diritto ed economia dello sport”, che nel prossimo anno accademico diverrà un corso annuale. Accompagnato da due biancocelesti, Pereirinha e Djorjevic, e dall’aquila Olimpia, che ha riscosso molto successo tra gli studenti, Lotito ha parlato sul tema “Come salvare il calcio italiano dal fallimento finanziario”, virato però soprattutto sul “come ho salvato la Lazio dal fallimento”.
Il n.1 della Lazio non si è risparmiato, parlando a braccio per oltre un’ora e mettendosi poi a disposizione delle domande degli studenti e dottorandi dell’Università Europea. Tra immancabili citazioni in latino e qualche battuta in romanesco, Lotito ha fatto la storia della sua Lazio, dall’acquisizione nel 2004 di un club “morto”, alla “crescita geometrica” prevista per i prossimi anni, dopo aver “azzerato un debito mostruoso” grazie ad un “lavoro incessante sui conti, sulla gestione, sul mercato dei giocatori”. Una “case history” di successo e che ora il presidente biancoceleste vorrebbe far diventare il paradigma per il calcio del futuro. Giovedì il consiglio federale dovrebbe approvare le nuove norme per evitare nuovi casi Parma, una società che a giudizio di Lotito “si sarebbe potuta salvare”, e molte delle proposte sul tavolo sono farina del suo sacco, come ha fatto notare nella lezione. L’aquila Olimpia lo ha seguito per un po’, poi ha preferito farsi accompagnare fuori, forse l’unica ad abbandonare l’aula. Se il buon giorno si vede dal mattino, Lotito sembra avere un futuro anche nella docenza, per preparare, come ha detto, “nuovi manager, non ‘magnager'”.
FONTE: SportMediaset