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“Il Napoli sogna lo scudetto, Conte trova scuse: 150 milioni spesi e zero riconoscenza”

Il Napoli si gioca ancora lo scudetto, mancano cinque giornate, e la squadra è lì, a combattere spalla a spalla con l’Inter per un titolo che sarebbe storico, se considerata la stagione turbolenta. Eppure, Antonio Conte, con la solita puntualità, ha già avviato la sua personale conferenza stampa senza microfoni: i tifosi troppo esigenti, i campi d’allenamento inadatti, i social cattivi e — a leggere tra le righe — una società che avrebbe dovuto spendere ancora di più.

Una narrazione stanca e irritante, soprattutto se si guarda ai fatti: 150 milioni investiti sul mercato estivo senza sacrificare alcun pezzo pregiato, un presidente — De Laurentiis — che ha fatto quello che Conte sogna ovunque: si è messo da parte, lasciandogli carta bianca su scelte e investimenti. A gennaio, la richiesta nemmeno tanto velata di stanziare altri 100 milioni, come se fosse una spesa dovuta, come se il calcio non prevedesse limiti o buon senso.

E mentre la squadra, con le sue forze, con i suoi limiti e la sua dignità, sta ancora lottando per il tricolore, Conte parla come se a Napoli avesse già vissuto il solito fallimento altrui. La verità è semplice: allenatori di personalità si vedono quando accettano la sfida, non quando la pretendono già vinta su carta.

Napoli ha messo soldi, ha messo fiducia, ha messo da parte anche la sua anima critica, pur di consegnare la panchina a un nome pesante. E oggi, con cinque partite che possono cambiare la storia, il copione di Conte è già partito: la colpa è dell’ambiente, dei tifosi, dei campi, dei social, dei giornali. Tutto, tranne se stesso.

Il Napoli merita rispetto, non scuse preconfezionate.