“Non so nulla di calcio, volevo fare l’angolo della cultura in curva, paradosso geometrico. Per farmi partecipare ai programmi sportivi il mio agente m’ha spacciato per il cugino di Vergassola, il giocatore della Samp, ancora devo capire chi sia. Ma apprezzo il tifo. E quello dei napoletani è uno dei più corretti e voi napoletani avete insegnato a pescare ai liguri: contadini vista mare. E vi racconto di quella volta in cui De Laurentiis mi rifiutò un soggetto che ora è diventato un romanzo sui bar: piccoli centri omeopatici di igiene mentale a occhio alla routine. Va valorizzata, non è banale. E i libri sono un modo per viaggiare con l’immaginazione e guardare un film tratto da un libro è un po’ come fare l’amore con la luce accesa “.
Così Dario Vergassola ospite in studio a Radio Club 91 alla vigilia della partita tra Napoli e Sampdoria e alle prese con il suo primo romanzo “La ballata delle acciughe” : che nasce da due pagine di soggetto cinematografico “che anni fa avevo inviato al patròn del Napoli che mi convocò nel suo ufficio (meraviglioso e di cui mi complimentai con lo scenografo) e guardandomi mi bocciò dicendo che del libro non aveva capito niente, mi diede del visionario e alla fine voleva pure coinvolgermi in un cinepanettone”. Il comico ironizza sul calcio di cui si dice “poco appassionato” nonostante lo invitino in trasmissioni sportive perché “per farmi partecipare al programma “Quelli del calcio” al tempo di Fazio, il mio agente, che è sveglio, si inventò che il giocatore della Sampdoria con il mio stesso cognome era mio cugino. Cosa impossibile: lui è alto, bello, moro, io, invece, sono basso, pelato e brutto. il dna ci scanaglia. Mi portavano la domenica allo stadio e cercavo di capire e anche ora continuano a chiamarmi quando ci sono i derby ma io non so neppure i nomi dei calciatori. E’ come nella politica c’è gente che parla ma non sa di cosa”.
Uno sport il calcio che ama solo “quando giocano le squadre femminili e si ha la fortuna di capitare sotto le docce”. Vialli, Mancini e Careca? “Per me sono un gruppo musicale”. La Liguria è una città che amo, un po’ squinternata ultimamente ma quando vado a Genova è come andare a Napoli: sono città affiatate e simili e siamo anche gemellate. Tutto il Sud è venuto a La Spezia, una città di contadini vista mare: il mio papà non sa nuotare però zappa e ad un certo punto sono arrivati i napoletani e i siciliani che erano gli unici che sapevano pescare In Liguria: i napoletani hanno introdotto la pesca e i pugliesi le cozze. Siamo una parte di sud e siamo simili alla costiera amalfitana, facciamo anche il limoncello. Siamo molto terroni, i più terroni del Nord una scheggia impazzita. E ci piace un sacco mentre sopra le nostre teste si abbassa l’aereo mentre atterra per Milano mentre siamo a fare il bagno a mare e a mangiare le acciughe e a bere il vino dolce”.
Appunto le acciughe protagoniste del suo romanzo “La ballata delle acciughe”, un libro serio in cui si parla dei persone alla periferia dell’impero, c’è chi resta pur sapendo che fuori c’è qualcosa e chi va via. I bar sono piccoli centri omeopatici di igiene mentale e nel mio libro è frequentato da gente tipo quello rapito dagli ufo, quello che gioca sempre a flipper. Tutto questo prima dell’avvento delle slot machine che hanno segnato il disastro familiare. Se esiste una morale del libro è che forse anche starsene a casa non è brutto. la routine non è banale. Nel libro troverete delle trappole. E troverete anche un bar che diventa simbolo di un rifugio contro le violenza sulle donne. Se ci fosse più rete e se le donne si ribellassero ai mariti anche fisicamente male non sarebbe: alcuni uomini sono codardi e vanno scrollati. E nel libro c’ è tra i protagonisti anche una donna che subisce violenza e che passa dal bar e ci porta delle robe da mangiare come i muscoli ripieni che faceva mia madre: cozze al forno imbottite di pane bagnato nel latte, noce moscata, mortadella tritata al punto ch mi chiedevo che mareggiata ci fosse mai stata per infilare un maiale dentro una cozza”. E racconta anche di sé: “Sono talmente ipocondriaco che quando mi sono fumato la prima canna mi sono appostato davanti al pronto soccorso avevo l’ansia stavo malissimo.