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Conte in conferenza: “Ci auguriamo possa essere una sfida che conti qualcosa. Partiamo su due livelli diversi”

A due giorni dalla sfida allo Stadium contro la Juventus, a Torino, l’allenatore del Napoli ha parlato in Conferenza Stampa al Centro Sportivo di Caste Volturno. Ecco le dichiarazioni del tecnico azzurro che ha voluto iniziare  la Conferenza con un ricordo dell’amico Totò Schillaci:

“Prima di iniziare vorrei rivolgere un piccolo pensiero per la scomparsa di Totò Schillaci. A soli 59 anni ci viene a mancare un calciatore ed una persona soprattutto per noi del Sud, che è un po’ l’emblema, soprattutto durante i Mondiali, di una persona che ce l’aveva fatta ad arrivare in alto, e per noi tutti del sud rappresentava per un grande esempio. Sono davvero rattristato e dispiaciuto, ho avuto la fortuna di giocare con lui appena arrivato nel 91’ alla Juventus,  avevo solo 21 anni, lui era già un giocatore affermato. Un pensiero alla famiglia per la perdita di un’ottima persona”.

Questa partita, secondo lei, per testare il livello della squadra e le ambizioni, arriva troppo presto per testare il livello della sua squadra?

“Come ho detto, precedentemente, prima della partita con il Cagliari, penso che un po’ per tutte quante le squadre, col fatto che il mercato sia  finito veramente tardi, c’è una fase di assestamento. Perché comunque tanti giocatori, soprattutto alcuni nuovi sono arrivati da pochissimi  giorni e c’è una fase di assestamento e devi fronteggiare poi tre partite con chi è partito. E’ inevitabile che  tutti quanti stiamo lavorando sodo per cercare di  trovare la giusta quadra. Io dico sempre che “Chi ha tempo non aspetti tempo”, ed è inevitabile che  ogni partita vale tre punti. E dietro al fatto che stiamo cercando tutti la quadra, c’è anche la necessità di ottenere e di vedere buone prove e fare punti perché poi alla fine i punti questi varranno alla fine del campionato e mi aspetto sicuramente di dare continuità, dobbiamo continuare a crescere, sotto tanti punti di vista, non fermarci a pensare quella che è stata l’ultima partita e non illuderci perché ogni santa partita per noi deve essere un test che dovrà dimostrare che siamo sulla retta via”.

Questa è una partita particolare per tutti, soprattutto per lei, per la città, per la squadra. E’ esagerato definirlo già nel suo piccolo, un esame, per voi e per la Juve?

“Io penso di si, ogni test è un esame, lo è stato a Cagliari per alcuni aspetti, temperamentali, perché abbiamo dovuto giocare su un campo comunque difficile a livello ambientale è stato difficile. Ogni test è un esame.  A volte può essere un esame a livello tattico, ambientale, temperamentale. Ogni partita rappresenta un test che dobbiamo affrontarlo con la massima serietà al di là dell’avversario che c’è di fronte”.

Sabato si affrontano una squadra, la sua, che arriva da un anno Napoli disastroso, in piena ricostruzione, e un’altra che è arrivata terza in campionato +18 punti in classifica Juve rispetto al Napoli ed ha speso 200mln. Che sfida è quella di Sabato?.

” Noi ci auguriamo che  possa essere una sfida che possa contare qualcosa, un valore importante  sia per la Juve che per noi, oggi è presto per dirlo, sicuramente penso che si parta da due livelli diversi, rispetto all’anno scorso ci sono 18 punti da recuperare, ma sicuramente da parte nostra e della Juve c’è voglia di rivalsa. Non penso che una squadra come la Juventus si possa accontentare  di arrivare terza ed a distanza siderale dall’Inter, da parte nostra  non possiamo pensare di finire 20 punti dietro loro, dal  Milan e 40 dall’Inter o da chi ci ha preceduto.  Partiamo da differenti livelli di partenza, ma ci auguriamo al ritorno in casa nostra che si possa parlare con più certezze alla mano.”

Non è la prima volta che affronta la Juve da avversario. Ci racconta qualcosa dal punto di vista emotivo, se si è abituato ad affrontare la sua ex squadra da giocare ed allenatore? Come la sta vivendo dl punto di vista sentimentale ed emotivo?

“E’ inevitabile che la mia storia parla chiaro, parla di 13 anni trascorsi alla Juventus  da calciatore, dove sono stato capitano per diversi anni, e dove abbiamo vinto praticamente tutto. Ho avuto la possibilità di fare 3 anni da allenatore, arrivando sicuramente in un periodo molto difficile per la Juventus e aprendo un ciclo che è diventato storico di 9 anni di Scudetti. Faccio parte sicuramente della storia della Juventus per quello che ho fatto e dato, è inevitabile che da calciatore per ognuno di noi è più semplice scegliere la propria strada, puoi anche scegliere di restare per sempre. Mi riferisco qui aNapoli a  Bruscolotti che ha sposato il Napoli, lo ha fatto Maldini, Baresi al Milan, Antognoni con la Fiorentina, Totti con la Roma. Poi inizia la carriera da allenatore ed è molto difficile, e impossibile che sia tu a decidere la tua carriera. Ho avuto il piacere di fare 3 anni l’allenatore con la Juventus, la carriera da allenatore mi ha portato in piazze diverse dalla Juventus, Piazze che ho onorato diventando il primo a difendere i colori per queste squadre, oggi ho il piacere davvero immenso di allenare una squadra come il Napoli, per me che sono del sud rappresenta motivo di  orgoglio e soddisfazione. La storia non me la può cancellare nessuno, ed è inevitabile che ci sarà grande emozione per me nel tornare in quello stadio, c’è stata l’inaugurazione quando ero allenatore, sarà la prima volta per me tornarci con i tifosi perché tornai col Covid, sarà una grande emozione, come sempre sarà in futuro tra molti anni affrontare il Napoli da avversario, mi auguro da un bel po’ però.”

Per una notte di Gala bisognerà certamente indossare  un abito importante, nella sua ,mentalità abbiamo capito che bisogna sporcarlo, in questa settimana, è riuscito, da sarto del Napoli, a provare nuovi abiti  e che tipo di abito si aspetta che indosserà la Juventus?

“Come dico sempre noi dobbiamo indossare un bell’abito, abbiamo  il piacere e la voglia, insieme ai ragazzi di offrire sempre un bello spettacolo a livello calcistico, è inevitabile che durante le partite tu devi essere pronto con il tuo bell’abito, appena uscito dal sarto, a sporcartelo perché sai benissimo che se non c’è la giusta cattiveria e concentrazione bisogna essere bravi, sapendo che hai un bell’abito addosso. Penso che questo sia il giusto  connubio vincente per le grandi squadre, e ci sono diversi momenti della partita. Faccio l’esempio dell’ l’Inter che ieri, è andata a giocare  in casa del Manchester (City ndr), ed ha alternato momenti in cui ha giocato a calci ed altri in cui era li in 25 metri tutti dietro a difendere dimostrando di essere una squadra con la S maiuscola, e quindi indossando diversi abiti, perché non si può indossare solo un abito ed essere vincenti, e dobbiamo capirlo e stiamo iniziando a capirlo. L’anno scorso si pensava molto, in fase di possesso ad attaccare e spesso e volentieri c’era disequilibrio o non avevamo quellavoglia feroce di riconquistarla o di ricompattarci e difendere, questo è un aspetto su noi su questo stiamo lavorando se vogliamo essere competitivi.”

Partendo dalle lacune dell’anno scorso…Quanto ha inciso l’aspetto fisico?  Se leggiamo la rosa, il Napoli ha cambiato taglia, ora ha 5 giocatori sopra 1.90, quanto ha inciso quest’aspetto e in vista di Sabato quanto può orientare l’andamento della gara?


” Io penso che qualcosa è cambiato rispetto all’anno scorso, c’erano 12-14 giocatori in uscita, 7 in entrata, e qualcosa è cambiato, magari è cambiata la scelta di alcuni giocatori e con giocatori di diverse caratteristiche. Quando parlo di giocatori Top, L’aspetto fisico è importante nel calcio di oggi. Il calciatore deve essere forte, veloce e resistente, la qualità non la consideri perché deve esserci. Noi dobbiamo essere una squadra forte, veloce e resistente per essere al Top. Ci stiamo lavorando, ci sono stati cambiamenti, ci sono elementi nuovi che stiamo inserendo su quella base di 10-12 giocatori che abbiamo scelto insieme al club di confermare. Sicuramente c’è stata una mutazione”.

In tanti considerano un vantaggio per il Napoli non aver giocato le coppe rispetto alla Juve che ha giocato in Champions. A che punto è la Juve con un nuovo allenatore come Thiago Motta dopo un ciclo importante?


“Riguardo alla Juve, sicuramente Thiago Motta raccoglie un’eredità pesante, perché raccoglie l’eredità di un allenatore che ha scritto parecchie pagine di storia nella Juventus e mi riferisco ad Allegri. Allenare la Juventus non è una cosa banale,, c’è richiesta di vittoria, come al Milan o all’Inter. Thiago Motta è stato un mio calciatore con la nazionale agli Europei, mi fa anche sorridere, ma anche rattrista anche un po’ perché sto diventando vecchio. E’ un ragazzo molto serio, bravo, a Bologna ha fatto benissimo e quindi gli auguro il meglio dal punto di vista umano, chiaramente non nelle partite contro di noi. E’ logico.

Voi  sapete che mi piace dire sempre la verità: c’è un vantaggio e uno svantaggio. Il vantaggio, soprattutto per me che sono al primo anno, hai il vantaggio di lavorare di più, altrimenti con 3 partite il lavoro è ridotto, e quando arrivi in un nuovo club hai bisogno di tempo per lavorare sulle tue idee e soprattutto com’è successo quest’anno con tanti giocatori arrivati all’ultimo. Non nego che c’è l’aspetto positivo di lavorar con i ragazzi per tutta la settimana. Chiaramente  lo svantaggio è che senza coppe fai una rosa che non è competitiva come quelle per l’europea. Anziché 25-26 elementi ne hai 17-18″.

Nell’inserimento dei nuovi, a che punto è l’inserimento di McTominay, Gilmour e Neres?

” Sicuramente, più tempo passa e più entrano dentro la nostra idea, il fatto di aver voluto lavorare durante la sosta con David e negli ultimi dieci giorni con Billy e Scott, è stato positivo, hanno iniziato a capire l’idea di calcio che vogliamo fare. Hanno iniziato ad adattarsi alla tipologia di lavoro anche dal punto di vista fisico, metabolico, di forza, cosa chiede l’allenatore, sono contento perché sono ragazzi che a livello ricettivo apprendono e possono darci un buon contributo”.

 Ultimamente il Napoli ha concesso molte occasioni con Bologna, Parma e Cagliari, è preoccupato? Ci sarà qualche accorgimento tattico per coprire un po’ di più la squadra e concedere di meno?


“Sai, tutti vorremmo la partita perfetta, far quattro gol e non far tirare gli avversari in porta, mi auguro un giorno di arrivare a giocare la partita perfetta dove hai il dominio della palla  e la possibilità di fare 3-4 gol senza lasciare occasioni, ma sapete benissimo che la partita perfetta è difficile. Il campionato italiano è molto tattico e difficile, tutti studiano e si preparano sugli avversari, ci sta di lasciare anche agli altri di attaccare, fa parte del gioco riuscissimo ad essere ermetici a parte la prima partita, e subire solo un gol come nelle ultime tre partite io ci metterei la firma”.

Kvara è stato oggetto di falli ripetuti e sistematici, a Verona tirato fuori dal campo come  a Verona, o non sanzionati come a Cagliari Lei che idea si è fatto? I top player andrebbero tutelati diversamente?


” Io parto dal presupposto che odio il gioco violento, anche da calciatore non mi sono mai permesso di fare un’entrata per far male un avversario, non è da uomo. Né mai, mi sono permesso ad un mio calciatore ‘dagli subito un calcio che così lo spaventi’,. Prima era più rustica la situazione. Forse è quello che è capitato a Cagliari, e li gli arbitri non devono avere paura di dare il giallo anche dopo 30 secondi con un fallo intimidatorio, Può accadere dopo un secondo o al 95′, è un fallo intenzionale dove metti a rischio l’incolumità del giocatore. Non penso che il giocatore volesse far male a Kvara, non lo penso e non lo voglio neanche pensare, però secondo me il giallo c’era e bisogna in quei casi sanzionare per difendere il gioco del calcio e chi ha talento”.

Ha iniziato la conferenza citando Schillaci, Ci vuole condividere un ricordo o aneddoto condiviso insieme?

” Ci sono diversi ricordi che cerchi di custodire gelosamente. Io appena arrivato a Torino da persona del sud, arrivavo da Lecce, avevo molto legato con lui, e si era reso molto disponibile. L’aneddoto è che io quando arrivai, alla Juventus per me erano tutti campioni, davo del voi a tutti quanti per rispetto, lo vedevo come un idolo nonostante fose molto umile e si mise a disposizione”.

Ci sono aspetti positivi da non sottovalutare. Lo ppirito di gruppo ritrovato che ha esaltato anche i nuovi arrivi come Buongiorno ed ha fatto riemergere Di Lorenzo e la voglia di lottare di Anguissa.Anche con Simeone. Questa è stata l’arma vincente del Napoli di due anni fa.


“L’arma vincente non solo del Napoli di due anni fa, ma lo spirito di gruppo, è e sarà sempre quella di tutti i gruppi che puntano a ad ambire a qualcosa di importante. Lo spirito di gruppo, l’unione, la voglia di aiutarsi soprattutto nei momenti di difficoltà. Io ho trovato un gruppo perbene, senza chi pensa con egoismo e quindi su questo è stato molto più semplice cercare di battere su alcuni tasti e lo spirito di gruppo si costruisce nel percorso, soprattutto nelle cadute e dove c’è da tirare fuori lì le cose negative ed affrontarle e migliorare come accaduto a Verona con onestà. La comunicazione mia deve essere sempre diretta. Io parto dal presupposto che è meglio una brutta verità che una bella bugìa che alla fine viene a galla, quando ci incontreremo dopo anni dovremo sempre guardarci negli occhi, come dico sempre ai ragazzi. Una brutta verità che può dare fastidio ma fa capire che stai costruendo qualcosa”.