Secondo quanto riferito da Il Mattino, per un pomeriggio Paolo Cannavaro è tornato a sentirsi al centro del mondo. Quando Enrico Fedele e il figlio Gaetano, i manager di famiglia, lo hanno chiamato per dirgli che se voleva, Milan e (magari) pure l’Inter erano pronte ad accoglierlo, lui non ha avuto esitazioni a dire di no. «Non mi sento uno con le stampelle, voglio restare a Napoli e dimostrare di poter giocare in questa squadra». Nessuna esitazione per uno che tifa Napoli dalla culla. E a renderlo ancor più forte (forse persino felice) la scelta di De Laurentiis di non accettare nessun tipo di trattativa.
Il suo momento, in fondo, sta per arrivare: a partire dalla gara di sabato prossimo, contro l’Atalanta, si giocherà al ritmo di una partita ogni tre giorni dal 14 settembre fino al 5 ottobre. C’è rimasto male, inutile nasconderlo, per aver assistito alle prime due gare di campionato dalla panchina. Non gli capitava da dieci anni, da quando era al Parma. Racconta agli amici: «Mai nessuno, da Sacchi a Prandelli, da Reja a Mazzarri mi ha mai detto che ero titolare. La maglia l’ho conquistata sempre sul campo e con le prestazioni. Domenica dopo domenica»