Mattia Grassani, legale SSC Napoli, ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni di Radio Napoli Centrale:
“Il modello Premier è solo uno di quelli percorribili in ipotesi di cambiamento di uno status quo come quello all’interno della FIGC: un sistema delle Leghe immodificato da oltre 50 anni. La prima considerazione che deve essere compiuta, a mio avviso, è che il sistema attuale non consente ad una componente di abbandonare il tavolo. Il tema in esame non riguarda il singolo club, ma l’associazione di categoria: la norma della Federazione ha detto che se Inter, Milan, Juve e Bologna decidessero di partecipare contemporaneamente alla Serie A che si chiami SuperLega o altro, la scelta precluderebbe la possibilità di gareggiare alla Serie A. Salvo tutto. Il modello Premier, o comunque quello che è un progetto di cambiamento, salva attraverso o una disponibilità della Federazione a rivedere le regole di ingaggio e la collocazione della Lega Serie A, ipotesi molto mediamente probabile; oppure, un intervento sotto il profilo normativo con l’introduzione di una legge che regolamenti che lo sport di vertice può diventare un braccio operativo della Federazione con totale autonomia e rapporto di servizio alla Federazione.
Mutualità? In questo nuovo modello a rendere appetibile la scissione possono essere la gestione in totale autonomia dei direttori di gara, e la produzione di un evento secondo cui la percezione dei relativi proventi è solo mia, senza riconoscimento alle categorie inferiori. La Premier dà una grossa fetta di proventi? Ogni Lega fa le sue regole. In Inghilterra gli introiti sono più del doppio. La Lega non sarebbe più soggetta a controllo/regole, andrebbe modificato tutto: lo statuto della Federazione, non ci piove, ma stiamo parlando di una situazione sotto gli occhi di tutti. Favorevole a questo scenario? L’attuale assetto regolativo-normamentale è fermo da 50 anni e in 50 anni è cambiato tutto. Può essere mai che questa Lega valga e pesi 12,5% nel parlamentino della FIGC? Vale molto meno della LND. Questo giustifica quantomeno un confronto. Se tutti i club fossero d’accordo – ma sono completamente divergenti – per intraprendere un percorso esplorativo in quest’ottica, questa rivoluzione potrebbe giovare soltanto alla crescita del calcio italiano e trovare un equilibrio tra la nuova SuperLega e la Federazione, anche in termini contributivi, asserendo dignità alla nuova Lega Serie A.
Questione arbitrale? Dopo le ultime puntate della trasmissione Le Iene, credo sia ad un punto di non ritorno. Credo che, da questo punto di vista, il modello vada ripensato. Gli arbitri sono fondamentali, senza di loro non si può giocare a calcio.
De Laurentiis vota contro la diminuzione a 20 squadre in Serie A? Scelte politiche e imprenditoriali. Ciò che posso dire, è che da un punto di vista numerico, a parte la Germania, tutti i campionati più importanti sono a 20 squadre. Per me il problema non è essere a 18, 20 o che ci sia il Carpi o il Real Madrid, il problema è che il primo garante della credibilità del campionato è il sistema arbitrale. Se Il sistema arbitrale, nonostante gli aiuti tecnologici, è costantemente nell’occhio del ciclone con tutte le indagini che stanno emergendo, questo sistema non consente alla Federazione di governare un campionato di Serie A in maniera verosimile, credibile e che dia soddisfazione a tutti: presidente, investitori, braodcaster televisivi. È il momento di prendere in considerazione un cambiamento radicale che non può non partire dai direttori di gara, perché così com’è è un fallimento e il calcio italiano, rispetto ad altre competizioni, non ha la possibilità di competere non solo sul campo, ma anche da un punto di vista di estetica calcistica. Ogni domenica assistiamo a polemiche, minuti passati ad un monitor in cui si decidono rigori ed espulsioni, non è questo il lavoro corretto da fare. Tutto questo, oggi, impone quanto meno una riflessione. Tutti coloro che partecipano alla Serie A hanno diritto a garanzia e certezza delle regole molto superiori rispetto a quelle riconosciute attualmente dal sistema.
Parole di De Laurentiis al Financial Times? Un tema importantissimo, indubbiamente. Se De Laurentiis ha parlato della ingiusta partecipazione della Juve alla Coppa del Mondo sa quello che dice. Se c’è motivo per fare causa? Se c’è ciccia? Il presidente difficilmente apparecchia un barbecue senza la migliore fiorentina da metterci su, esattamente come quella conferenza che riguardava gli agenti, con parole molto forti. Come sempre, serve per attirare l’attenzione e far riflettere sul’’argomento. Il fatto che ci siano 8-10 agenti nel mondo che controllano atleti e fatturano più di superclub in Europa è il tema che dimostra che la dittatura o egemonia della categoria va riveduta e i club devono tutelarsi.
De Laurentiis visionario o guerrafondaio? Credo sia uno dei pochi imprenditori italiani capaci, lungimiranti e con una dialettica battagliera che sa quando essere incudine e martello”.