Il giorno in cui ti accorgerai che gli arbitri ci penseranno molte volte prima di fischiarti un rigore contro al 90’, in quel momento convinciti che sei diventato un club rispettato. Non temuto, che sa troppo di mafioso, ma con uno spessore tale da indurre i fischietti a pensare che sia meglio sbagliare a favore piuttosto che contro. La direzione di gara del promettente (ma ancora acerbo) Calvarese ha avuto il sapore di una conferma: il Napoli club è cresciuto come considerazione, quanto la squadra nella posizione di classifica. Da un anno all’altro, dopo 10 turni, ci sono già 3 punti in più (25 invece di 22) e la graduatoria è migliorata dal terzo al secondo posto. Merito di Benitez? Sì, ma in senso molto lato. Lui è qui perché è radicalmente migliorata la strategia di De Laurentiis, con la crescita del tetto ingaggi favorita da una frequentazione continua in Champions, della disponibilità di un tesoretto da 120 milioni per fare fronte ad un mercato competitivo e della possibilità di corrispondere ingaggi faraonici. Si è passati da 1,5 milioni annui guadagnati da Cavani quando arrivò a Napoli nell’estate 2010 ai quasi 6 (bonus inclusi) di Higuain, oltre alla nuova strategia di non perdere a parametro zero i calciatori più utili. L’esperienza di Campagnaro ha lasciato il segno, favorendo la lievitazione di ingaggi come quelli di Zuniga (da 800mila euro a 3,5 stagionali) Insigne (da 350mila a 1,5 milioni), in attesa che altri big vengano convocati da De Laurentiis per discutere prolungamento e miglioramento. Ora il Napoli “può” ciò che “vuole”. Questione di ricchezza, sì, ma anche e soprattutto di credibilità guadagnata negli anni vincenti ancorchè con i costi contenuti della gestione Mazzarri, ed oggi rafforzata dalla presenza di un tecnico internazionale come Benitez. Se Reina, Albiol e Callejon non hanno battuto ciglio di fronte alla chiamata di don Rafè, se anche Higuain ha deciso di lasciare la comoda poltrona Real per mettersi in gioco a Napoli, gran parte del merito lo si deve alla presenza in panchina del coach madrileno. E lo stesso allenatore, abituato a confrontarsi in realtà quali Liverpool e Chelsea, ha accettato la proposta del presidente, perché consapevole di poter vivere un’esperienza di crescita sportiva che può portare ad ogni traguardo. Sì, il Napoli non può temere più nessuna avversaria, né arrossire se si immagina l’arrivo del terzo scudetto o chissà cos’altro ancora in Champions. La serenità di De Laurentiis è la spinta maggiore a proporsi qualsiasi obiettivo sportivo, in barba alle difficoltà dei suoi colleghi in Lega che pagherebbero fior di quattrini se riuscissero a trovare un manager illuminato e creatore di ricchezze quale si è dimostrato essere De Laurentiis. Tutte le innovazioni nel calcio di oggi portano a lui, dalla panchina lunga alla rivalutazione dei diritti tv per l’estero e tutti ne accettano anche le sfuriate pubbliche, nella consapevolezza che dietro quella passionale esternazione, si cela di certo un interesse per tutto il movimento. E’ questa l’idea che si è sviluppata nella dirigenza che guida il calcio, anche quella arbitrale. E per il Napoli oggi vale il motto: molti errori a favore, molto onore…
Fonte: Corriere del Mezzogiorno