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AD Siervo: “Dobbiamo fare in modo che il nostro calcio sia sempre più presente in Arabia”

Luigi De Siervo, amministratore delegato della Serie A, ha rilasciato alcune dichiarazioni ai margini dell’evento Social Football Summit direttamente da Ryiad:

“Ci saranno 400 milioni di case collegate a vedere la Supercoppa Italiana, è un Paese che si è aperto al mondo occidentale e ha un’età media molto interessante, dobbiamo fare in modo che il nostro calcio sia sempre più presente”.

Non sarà l’ultima edizione in Arabia Saudita, visto il contratto che prevede quattro edizioni in sei anni.
“Speriamo di riuscire a organizzare con un certo anticipo l’edizione dell’anno prossimo, di portare non soltanto l’orgoglio di rappresentare l’Italia nel mondo, ma siamo anche contenti se il calcio diventa un soft power tra due Paesi, intorno al quale le aziende riescono a trovare la modalità di fare tesoro di questa serie di relazioni che stanno crescendo. Il calcio italiano deve cercare nuovi pubblici all’estero, la NFL e la NBA lo fanno mirabilmente in Europa: nessuno si scandalizza e questo deve fare la Serie A. La generazione che ci ha preceduti non ha saputo cogliere le prospettive della globalizzazione”.

Aprirete nuove sedi in giro per il mondo.
“Sì, dobbiamo cercare di essere sempre più vicini al resto del mondo. La prossima sarà in Asia, a Singapore, poi in Sud America, dove il Paese a cui guardiamo con maggior attenzione è l’Argentina a Buenos Aires. Infine dovremo aprire anche una sede in Africa, anche se stiamo cercando di capire quale sia il Paese adatto. Dobbiamo avvicinarci ai tifosi, ai clienti”.

Da tempo portate avanti la battaglia contro la pirateria.
“Sì, è una nostra priorità. Siamo un Paese con le normative tra le più dure al mondo, siamo riusciti ad avere una legislazione che rende un reato il guardare una partita pirata. La Serie A perde 300 milioni di ricavi, sono i soldi che ci mancano”.

Una road map?
“Entro primavera apriremo a Riyadh, entro giugno-luglio in Asia, poi per fine anno in Sud America e l’anno nuovo in Africa”.

Quanto vale il marchio Serie A?
“Come Lega, fatturiamo 1,5 miliardi di euro. Il nostro è un valore profondo, come sanno bene i fondi di investimento che ci hanno corteggiato per anni: siamo una lega con un grandissimo potenziale, siamo capaci di vincere sul campo e di dare un grande ritorno economico. Lo stato di salute del calcio italiano e della Serie A è all’inizio di un ciclo positivo, è un valore in crescita e non lo diciamo da soli, ma ce lo riconoscono i fondi che ci hanno individuato come target tra i più appetibili del calcio mondiale”.

Come si concilia il futuro del calcio italiano con la continua evoluzione tecnologica?
“Bisogna essere un po’ strabici, guardare al passato e alla nostra storia, pensando al futuro. Da noi si continua a studiare calcio e siamo il partner ideale delle federazioni emergenti per quanto riguarda la formazione: i giocatori hanno piacere a venire a giocare da noi per la prima parte della loro carriera, da noi si imparano tecnica e tattica. Il calcio è la capacità non di sommare i talenti ma di organizzarli. Questo è quello che siamo, questo è quello che dobbiamo essere: da anni abbiamo dotato tutti i team tecnici di un sistema di lettura dei dati che consente allo staff tecnico di leggere, come in NFL, i dati. L’obiettivo è portare la Serie A ad avere un proprio CRM, cioè gestire l’informazione direttamente tra noi e il tifoso finale. La creazione di una serie di informazioni e di interazioni ci consentirà di creare un database, molto molto ampio, con cui avere una relazione diretta, di ribaltare un po’ il rapporto. Finora siamo stati un ente che organizzava un torneo e oggi arriviamo a pensare un contenuto, distribuirlo e avere una serie di informazioni dirette. Questo consente alla Lega di avere una base di tifosi propria e lavorare per il futuro del calcio”.